Sotto la Repubblica Veneta l'amministrazione civile e militare delle città di terraferma era affidata oltre che al Podestà anche ad un alto magistrato che portava il titolo di Capitanio. si chiama ancora piazza e anche corte Capitaniato. Il cronista Sanudo descrisse l'ingresso a Padova del nobile Giovanni Moro che il Senato veneto aveva eletto a Capitanio della nostra città nel gennaio del 1530. Il nuovo magistrato viaggiò tutta la notte del 15 gennaio, assieme a vari nobiluomini del suo seguito, lungo il canale del Brenta su un grande burchio ben coperto e riscaldato, perché cadeva abbondante la neve. Il naviglio era trainato da otto cavalli, ma causa la neve non poté procedere con quella rapidità che il Moro desiderava, ed anziché al mattino giunse alla Porta Portello alle tre del pomeriggio. Cola lo attendevano molti nobili padovani a cavallo, con le bandiere di Padova e di Venezia, ed il Moro col suo seguito salì pure a cavallo. Tutta la comitiva era vestita sfarzosamente ed i cavalli erano riccamente bardati. e fece il suo ingresso in città tra due ali di popolo che ammirava il fastoso corteo. Giunta la comitiva in Piazza dei Signori venne accolto dal Capitanio cessante nobile Da Lezze il quale diresse al suo successore un bellissimo discorso e gli consegnò le simboliche chiavi della città che erano portate su un cuscino da un cavaliere mentre le campane suonavano a distesa e le trombe squillavano. Finita la cerimonia il Moro prese possesso del palazzo e la sera ebbe luogo un grande banchetto nella sala dei Giganti, col concorso delle dame delle più nobili famiglie padovane come i Capodilista, Cittadella, Buzzacarini Borrornel ecc. |
||